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Bond Convertendo: Tutto quello che dovresti sapere

Quando parliamo di bond convertendo stiamo parlando di uno strumento finanziario complesso, che ti anticipiamo essere decisamente poco adatto agli investitori comuni (il rischio alto e il funzionamento è complesso), utilizzato quasi esclusivamente dalle banche, categoria aziendale da sempre sottoposta a norme particolarmente restrittive quando si parla di finanziamenti per l’operatività aziendale.

In realtà negli ultimi anni anche diverse aziende fuori dal settore bancario vi hanno fatto ricorso: è il caso di FCA, nel 2014 e di Telecom Italia nel 2016. Per gli investitori in questi due bond convertendo è andata decisamente, mentre lo stesso non si può dire, per citare un alto esempio che arriva dall’economia italiana, con chi ha investito tramite questo strumento in BPM.

Che cos’è un bond convertendo?

Un bond convertendo è innanzitutto un’obbligazione corporate, ovvero emessa da un’azienda. Il funzionamento però è diverso dalle obbligazioni che siamo abituati a vedere sul mercato.

Nell’obbligazione classica infatti:

  • Acquistiamo il titolo, che incorpora un certo tasso di interesse;
  • Periodicamente o a scadenza riceviamo gli interessi;
  • A scadenza si riceve indietro anche il capitale prestato in principio.

Nel bond convertendo invece i passi 2 e 3 sono molto diversi:

  • Acquistiamo il titolo, che incorpora anche in questo caso un determinato tasso di interesse;
  • Gli interessi vengono corrisposti talvolta periodicamente, talvolta a scadenza insieme al capitale;
  • Alla scadenza, il valore di capitale del bond viene convertito in azioni di nuova emissione;

Può sembrare un gioco finanziario e di tale si tratta: il bond convertendo è un contratto molto complesso, che dovrebbe essere maneggiato soltanto da specialisti dell’investimento e che non dovrebbe in alcun modo essere di interesse o far parte del portafoglio di un investitore o risparmiatore di piccola taglia.

Perché le aziende utilizzano i bond convertendi?

Per finanziarie acquisizioni, amministrazione ordinaria oppure ancora per rifinanziare un vecchio debito. Il vantaggio innegabile per le aziende che ricorrono a questo tipo di bond è di avere denaro fresco che non dovranno restituire direttamente.

Alla scadenza infatti verranno emesse nuove azioni, con il cui valore si coprirà il debito.

Si tratta dunque di un aumento di capitale oggi, che sarà pagato domani con la maggiorazione (non sempre svantaggiosa alla scadenza) degli interessi.

Cosa significa un bond convertendo per gli investitori

Un bond convertendo, sebbene condivida nome e parte del funzionamento con le obbligazioni classiche, non è in realtà un credito semplice, ma in realtà ci offre la proprietà, a scadenza, di azioni, ovvero di quello che è tipicamente capitale di rischio.

Il rischio al quale ci si espone è di duplice natura:

  1. Da un lato chi emette il bond potrebbe fallire e/o non essere in grado di restituire il prestito, il che vuol dire che – ed è questo lo stesso rischio che si corre con le obbligazioni classiche – non si riceverà indietro il capitale prestato;
  2. Dall’altro lato è incorporato il rischio di borsa, nel senso che le azioni che riceveremo al termine del rapporto potrebbero avere un valore molto più basso di quello preventivato;

Ci esponiamo dunque ad un doppio rischio – il rischio insolvenza e il rischio di borsa, rischi che si intrecciano e che sono difficili da calcolare preventivamente, soprattutto per i bond convertendo che sono a lunga o lunghissima scadenza.

Conviene acquistare bond convertendo?

No. Con ogni probabilità se sei arrivato su questa pagina lo avrai fatto in seguito a qualche grillo per la testa, con qualche idea balorda di guadagno facile probabilmente innestata da qualche direttore o promotore finanziario senza scrupoli.

Non stiamo ovviamente dicendo che i bond convertendo non potrebbero essere vantaggiosi: potrebbero sicuramente esserlo, ma non è questo il problema che deve interessarci principalmente quando parliamo di questo tipo di strumenti.

Il problema principale – che è quello poi che ti dovrebbe far rimanere molto lontano da convertendo e compagnia – è che è estremamente difficile calcolare il rischio di questi strumenti.

Anche nel caso in cui volessi destinare parte del tuo patrimonio a qualche strumento ad alto rischio, ti consigliamo di farlo con strumenti dal funzionamento più chiaro e che abbiano dei contratti standard, e non negoziati volta per volta.

Le differenze tra bond convertibile e bond convertendo

La differenza tra i due strumenti è l’obbligatorietà della conversione. Per il bond o obbligazione convertibile sei tu ad esercitare o meno l’opzione di conversione, ovvero potrai decidere a scadenza se sarà vantaggioso convertire il capitale in azioni al prezzo pattuito in apertura, oppure no.

Per quanto riguarda il bond convertendo invece stai facendo un saldo nel buio: non stai comprando l’opzione a convertire, ma ti stai obbligando a farlo, qualunque sia il valore e il prezzo di quelle azioni al termine del rapporto.

La differenza che corre tra opzione e future: nel primo caso siamo noi a decidere se a scadenza convenga vendere o comprare, a seconda dell’opzione acquistata. Nel secondo caso invece, a scadenza, si dovrà comprare o vendere per forza al prezzo pattuito.

Facoltà contro obbligo: non dovrebbe esserti difficile, a questo punto, capire perché la prima è migliore della seconda.

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